Piazza San Silvestro

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La piazza prende il nome dalla chiesa di S. Silvestro in Capite, l’appellativo “in Capite” è stato consacrato perché qui si conserva una delle reliquie cristiane più venerate: la testa di San Giovanni Battista all’interno della Cappella dell’Addolorata.

Sono diverse le chiese nel mondo che si contendono i resti della testa del Battista: tre in Francia, a Damasco nella Grande Moschea degli Omayyadi (un tempo chiesa dedicata al Battista) e appunto Roma.

Recentemente un docente di Oxford, il professor Thomas Higham, ha datato con la prova del “Carbonio 14” alcuni resti (anche la parte anteriore di un cranio) provenienti da una piccola isola bulgara sul Mar Nero chiamata Sveti Ivan (che in bulgaro significa appunto San Giovanni). Ebbene: risalirebbero al I secolo, appartengono tutti allo stesso uomo e contengono elementi chimici che dimostrano la loro provenienza dal Medio Oriente. Ma questo non mette in dubbio l’autenticità della reliquia che abbiamo davanti, perché qui è custodita la calotta cranica del capo del Battista e gli altri frammenti venerati altrove non sono altro che parte della stessa testa.

Anticamente, sulla piazza, sorgeva il tempio del Sole, eretto per volere dell’imperatore Aureliano nel 273. La chiesa accolse fin da subito, come avveniva abitualmente in quei tempi, numerose reliquie provenienti dalle catacombe per preservarle in questo modo dai saccheggi. Infatti, oltre al capo di San Giovanni Battista un’altra importante reliquia era presente in questa chiesa: l’Immagine Edessena. Oggi possiamo osservare la copia in marmo della raffigurazione di Cristo dipinto su pergamena di proprietà del re di Edessa, Abgar, qui trasportata dai monaci greci ed ora conservata in Vaticano dove fu trasferita nel 1869 prima che l’esercito sabaudo entrasse a Roma dalla breccia di Porta Pia. La leggenda narra che il Re di Edessa, Abgar V Ukama, avendo udito delle virtù miracolose di Gesù, gli scrive di recarsi da lui per guarirlo da una malattia incurabile, forse la lebbra. Gesù gli risponde che gli è impossibile lasciare la Palestina, ma che dopo l’Ascensione uno dei suoi discepoli sarà inviato a Edessa e lo guarirà. La narrazione continua dicendo come Taddeo, uno dei settanta discepoli, giunge a Edessa, ridona la salute al re ed evangelizza la città.

Tra le numerosi lapidi, che qui sono custodite, è molto interessante quella che attesta la proprietà della Colonna di Marco Aurelio da parte del convento: nella lunghissima epigrafe, risalente al 1119, la colonna è erroneamente indicata come Antonina.

Dopo il 1870, come molti altri istituti religiosi espropriati per ospitare organismi dell’apparato statale, questo monastero fu occupato dal palazzo delle Poste e Telegrafi dichiarata da molti “la più bella Posta d’Italia”.

Nel 1886 la piazza fu ornata con la statua in marmo di Metastasio, ma la statua intralciava in quel ristretto ed affollato spazio e per questo motivo, nei primi anni del Novecento, venne trasferita in piazza della Chiesa Nuova, dove attualmente si trova. Le trasformazioni non cessarono: la piazza che oggi ammiriamo non era così fino alla fine dell’Ottocento, quando tutta una fila di case divideva questa piazza dalla contigua piazza di S. Claudio che negli anni Trenta il piccone demolitore del regime fascista abbatté per consentire l’allargamento di via del Corso e la conseguente costruzione di palazzo Marignoli e del palazzo dei fratelli Bocconi, sorto come sede di grande magazzino con l’insegna “Alle Città d’Italia”. Dopo il 1918 l’azienda fu trasformata ed i magazzini cambiarono il nome in “La Rinascente”: oggi è sede di una nota casa di moda.

Tra gli anni 40 e 50 la piazza divenne il maggior capolinea delle linee di autobus e filobus che univano il centro e i vari quartieri periferici sino a quando si decise la chiusura della piazza al traffico, nel 2011, quando venne pedonalizzata e riqualificata su progetto dell’architetto Paolo Portoghesi.

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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