Indimenticabile Rino Gaetano

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Astro della musica, cantautore nonsense controcorrente!

Classe 1950 di Crotone, nato da una famiglia umile costretta al trasferimento a Roma in cerca di lavoro.

Non troppo portato per gli studi, ma interessato al mondo del teatro. Inizia i suoi primi approcci musicali imparando a suonare la chitarra e componendo le sue prime canzoni. Incontra fin da subito le perplessità del mondo musicale per il suo modo ironico e singolare di proporre i suoi pezzi, poco “in linea” con la tendenza seriosa e di stile ideologico di quel periodo.

Comincia ad esibirsi nello storico Folkstudio di Roma dove conosce, tra gli altri, Antonello Venditti e Francesco De Gregori, ma già dagli esordi la sua scarsa “collocabilità” gli crea dei problemi. Lui stesso dirà: “Già quando cantavo al Folkstudio ero al centro di certe discussioni…insomma, molti non volevano che io facessi i miei pezzi perché, dicevano, sembrava che volessi prendere in giro tutti!”

Debutta con un 45 giri nel quale interpreta, sotto lo pseudonimo di “Kammamuri’s”, una canzone intitolata “I love you Marianna” (dedicata alla nonna), ma non fu molto apprezzato dalla discografia impostata dell’epoca.

Lui però non si ferma e riesce a costruirsi uno spazio per lanciare la bomba: un motivo di facile presa, dal solito contenuto corrosivo, che non poteva non attecchire: si trattava di “Ma il cielo è sempre più blu”, il pezzo che nel 1975 gli fa compiere il gran salto in cima alle classifiche. A seguire “Mio fratello è figlio unico” e “Berta filava”.
Da questo momento in poi, si impone come il cantautore “grillo parlante” e pubblica “Aida” (1977) e “Nuntereggaepiù” (1978), fino ad ottenere un vero e proprio successo con la canzone “Gianna” al Festival di Sanremo del 1978, dove si esibisce davanti alla grande platea mostrando tutta la sua ironia scanzonata. Si presentò in frac con cilindro, scarpe da ginnastica ed un ukulele. Durante l’esibizione, sul coro finale eseguito dai Pandemonium, comincia a gettare medaglie al pubblico.

Ad una domanda sul festival e sul perché gettasse medaglie risponderà con la sua consueta ironia: “Io penso che Luigi Tenco dieci anni fa sia morto di noia perché da 28 anni Sanremo è sempre uguale perché non c’è la buona intenzione di cambiarlo davvero….Ma il festival resta una passerella e come tutte le passerelle ti offre tre minuti per fare un discorso che normalmente fai in uno spettacolo di due ore. Così devi trovare un sistema. Da parte mia, ho scelto la strada del paradosso un po’ alla Carmelo Bene”. La sua, fu un’esibizione rimasta scolpita nella memoria di molti.

Nonostante i tanti successi comincia anche un periodo di crisi artistica affiancato dal destino che aveva i suoi progetti non più rimandabili. Il Fato, o chi per lui, se lo porta via il 2 Giugno 1981, alla verde età di 30 anni.

Ad ascoltare adesso le canzoni di Rino, una su tutte la storica Nuntereggaepiu’, non sembra possibile che siano passati più di 30 anni, tanto è lampante l’attualità degli argomenti, Rino Gaetano ha messo a nudo con mezzi all’apparenza semplici, tutto il marcio che regnava, e regna, nel costume sociale di questa corrottissima Italia.

Ma la denuncia sociale, di cui Rino Gaetano si fece pioniere, secondo alcuni potrebbe essergli addirittura costata la vita.

Una tesi concreta è stata portata avanti da Bruno Mautone (“Rino Gaetano. La tragica scomparsa di un eroe“), secondo il quale Rino sarebbe stato ucciso dalla massoneria. Gli indizi di questa tesi sarebbero riconducibili, oltre che alla morte sospetta, anche ad alcuni riferimenti alla massoneria nelle sue canzoni.

Riferimenti che appaiono sotto forma di metafore, doppi sensi, simbologie, in perfetto linguaggio “massonico”. E’ probabile che Rino Gaetano facesse parte della massoneria, come confermato da altri riferimenti (come la rosa, simbolo della massoneria) che si evincono dai titoli di tre famose canzoni: Rosita, Cogli la mia rosa d’amore e Al Compleanno della Zia Rosina. Ma Rino sarebbe rimasto deluso dai (“fratelli”) massoni, tanto da distaccarsene (come si percepisce dal titolo del LP, oltre che del popolare singolo“Mio fratello è figlio unico”). Ancora più stupefacente è la frase nella canzone Cogli la mia rosa d’amore: “Vedo già la mia salma portata a spalla da gente che bestemmia e ce l’ha con me”.

Rino Gaetano il 2 giugno 1981, alle ore 3:55 del mattino, rientrava a casa quando è stato investito da un camion, dopo aver perso i sensi (secondo la versione dell’autista) ed essere finito nella corsia opposta. Fu portato al Policlinico in coma, ma la struttura non aveva un reparto per craniolesi, a quel punto vennero contatti altri 5 ospedali, tra cui il San Giovanni e il San Camillo, ma nessuno aveva l’ombra di un posto letto. Qui, entra in ballo la sinistra profezia scritta da un giovane Rino Gaetano, “La Ballata di Renzo”, che ricorda tristemente la tragica fine del cantante di origine calabrese: “La strada molto lunga/s’ando al S.Camillo/e lì non lo vollero per l’orario. / La strada tutta scura s’andò al S.Giovanni/e lì non l’accettarono per lo sciopero. […] Con l’alba/le prime luci/s’andò al Policlinico/ma lo respinsero perché mancava il vice Capo. Sinistra profezia o applicazione della legge del contrappasso (tanto cara agli ambienti massonici)?

Nel 2013 il loculo dove riposano le spoglie di Rino Geatano, al Verano, è stato preso di mira da ignoti che hanno fatto razzia di addobbi e oggetti lasciati dai fan davanti alla lapide. A finire nelle mani dei predatori anche la riproduzione dell’ukulele con il quale il cantante si esibì al festival di Sanremo del 1978 in marmo afyon che la sorella Anna, commissionò ad un artista per un prezzo, all’epoca, di 500.000 lire. L’opera, che reca l’epigrafe “sognare la realtà, vivere un sogno, cantare per non vivere niente”, potrebbe finire sul mercato illegale dei collezionisti di cimeli.

In un’intervista a Ciao 2001 ha dichiarato: “Non c’è nulla di pensato nella svolta musicale, è un rifiuto che ho naturalmente. Il rifiuto per tutto ciò che si sta facendo nel campo della musica leggera. Quando ho scritto “Mio fratello è figlio unico”, andava di moda gente come Nicola di Bari. Quando ho inciso il disco più leggero che ho mai fatto, “Nuntereggaepiù”, c’era Guccini, De Gregori, erano tutti impegnati. Adesso c’è un ritorno al cosiddetto disimpegno e io ho voluto tornare a parlare”.

Nonostante siano passati oltre 35 anni dalla sua morte il suo successo non accenna a diminuire, i giovani lo adorano e lui continua a rimanere insieme a noi continuamente con le sue indimenticabili canzoni.

Qui di seguito alcune citazioni e frasi dell’Artista:
– [Prima di suonare Nuntereggae più durante un concerto del 1979] C’è qualcuno che vuole mettermi il bavaglio! Io non li temo! Non ci riusciranno! Sento che, in futuro, le mie canzoni saranno cantate dalle prossime generazioni! Che, grazie alla comunicazione di massa, capiranno cosa voglio dire questa sera! Capiranno e apriranno gli occhi, anziché averli pieni di sale! E si chiederanno cosa succedeva sulla spiaggia di Capocotta.
– [Presentando la canzone E io ci sto] Diciamo che è un viaggio un po’ rock, un po’ ritmico attraverso l’Italia, in questa Italia che forse si ha voglia di cambiare, ci sono dei propositi in giro buoni, dei propositi cattivi. Sicuramente è un proposito e si vuole cambiare l’Italia, e io in questo proposito ci sto.
– Il cane c’entra moltissimo! Il nuovo LP si chiama Mio fratello è figlio unico, e penso che niente esprima meglio di un cane il concetto di emarginato, di escluso. Cioè, il cane è la solitudine per eccellenza. Il discorso è in fondo sui poveri cani che siamo tutti quanti noi, abbastanza avulsi dall’incontro umano e abbastanza soli… Cioè, praticamente siamo abbastanza messi da parte, l’uno con l’altro.
– Io cerco di scrivere canzoni ispirandomi ai discorsi che si possono fare sui tram, in mezzo alla gente, dove ti rendi subito conto dell’andazzo sociale. Non voglio dare insegnamenti, voglio soltanto fare il cronista.

Hanno detto di lui:
De Gregori: Le sue canzoni avevano l’aspetto formale del nonsense, ma avevano contenuto, facevano pensare. Rino sapeva cosa sono le canzoni e come si scrivono.
Lucio Dalla: faceva l’autostop con la chitarra a tracolla e gli diedi un passaggio per Roma dove andava alla ricerca di un contratto.
Dario Salvatori: Secondo me è un talento libero, una personalità libera, poco propensa ai compromessi.
Antonello Venditti: Rino era un folletto, un clown che aveva dentro radici così diverse dalle nostre che era quasi inesplicabile.

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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