Fase 2. Mascherine chirurgiche sui luoghi di lavoro inutili e anzi potenzialmente dannose. Il Governo intervenga per correggere le direttive nazionali

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“Così le aziende non possono ripartire in sicurezza. Il Governo deve ascoltare i Responsabili di Sicurezza del Lavoro. Virologi e scienziati non conoscono la realtà dei luoghi di lavoro”, denuncia Giuseppe Izzo di ES.A.AR.CO.

Non garantiscono un’adeguata protezione per i lavoratori e danno una falsa idea di sicurezza a chi le indossa. Questo l’allarme lanciato da ES.A.AR.CO., Confederazione Esercenti Agricoltura Artigianato Commercio, che rappresenta oltre 3 milioni e mezzo di lavoratori ed è la più grande associazione datoriale d’Italia, con una task force di oltre 30000 esperti certificati di Sicurezza sull Lavoro.

“Dal Governo è stata fatta una scelta sbagliata e pericolosa per la salute dei lavoratori. Gli unici dispositivi che garantiscono un buon livello di protezione sui luoghi di lavoro sono gli FFP. L’obbligo dell’uso delle mascherine chirurgiche mette a rischio la salute di milioni di lavoratori – denuncia Giuseppe Izzo Responsabile del Piano di Coordinamento Nazionale ES.A.AR.CO. per il post emergenza – Senza adeguati dispositivi di protezione contro le inalazioni tossiche, al rischio di un nuovo aumento del contagio si aggiunge quello dell’aumento di casi di intossicazioni e malattie professionali. Anzi, più che di rischio dovremmo parlare di certezza”.

Sono due le questioni su cui ES.A.AR.CO. chiede al Governo di porre urgentemente l’attenzione. Sono milioni i lavoratori italiani che operano a contatto con sostanze pericolose e in spazi confinati e che hanno la necessità di proteggersi non solo dal virus, ma anche da altre sostanze, come polveri tossiche e acidi, rispetto alle quali la mascherina chirurgica non offre alcuna protezione esponendoli a rischio biologico, allergie, intossicazioni e ad altre gravissime conseguenze per la salute.

In questi casi sono indispensabili dispositivi di sicurezza idonei, cioè le mascherine FFP, FFP2 o FFP3, a seconda della valutazione che viene fatta dai Responsabili di Sicurezza sul Lavoro delle singole aziende che conoscono gli specifici rischi per i lavoratori.

La mascherina chirurgica, inoltre, come chiarito anche dall’OMS, è indicata per coloro che sono già infetti e riduce la possibilità di trasmissione del contagio, ma protegge solo per un 20% chi la indossa dal rischio di infezione. Per questo si raccomanda di mantenere una distanza minima di un metro tra le persone, ma sui luoghi di lavoro non sempre è possibile rispettarla.

“Il Governo non ha considerato il parere degli esperti di sicurezza del lavoro che quotidianamente si confrontano sul campo con queste problematiche – accusa Giuseppe Izzo – Come associazione riceviamo centinaia di richieste di aiuto ogni giorno da parte dei nostri associati che si trovano a doversi assumere la responsabilità di scegliere se proteggere i propri collaboratori dal Covid oppure dal rischio del contatto con sostanze tossiche che possono provocare danni irreversibili e molto seri. Una situazione gravissima che mette a repentaglio la sicurezza di tutti. Virologi e scienziati sicuramente ci possono dare informazioni molto utili, sebbene confuse e spesso contraddittorie sul virus, ma quanti di loro sanno cosa succede davvero, per esempio, nei laboratori degli artigiani? Sono a rischio milioni di persone così. Mi domando come abbiano potuto i sindacati delle varie sigle approvare un protocollo per la riapertura che non considera minimamente questo aspetto fondamentale per la sicurezza dei lavoratori, tra l’altro sancito dal Testo Unico della Sicurezza, il D.L. 81/2008 e s.m.i.”.

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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