Elettra Zeppi e la sua “402”

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TEATROVID-19 il teatro ai tempi del Corona (… tempi che non finiscono mai)

esclusivaAvevo definito “maschia” nel mio articolo l’interpretazione di Elettra del personaggio di Phillys in “Central park west”. Senza togliere nulla alla sua femminilità, Elettra ha un’energia ed una forza sul palco che definirei “testosteroniche”. La voce, il carisma, l’impatto, l’esuberanza, la padronanza del palco di quest’attrice mi colpiscono; nella sua indiscutibile femminilità scorgo, nel suo modo di recitare e di proporsi, una punta di mascolinità che la rende particolare ed originale. L’ho molto apprezzata sia nello spettacolo sopracitato, che in “402” al fianco del collega Giancarlo Porcari. Spettacolo intenso presentato prima al Teatro Trastevere, poi al Teatro della Visitazione e al Teatro Marconi; bello, drammatico, crudo e profondo. Elettra, nel personaggio di Anna, sfodera tutta la sua personalità leonina, la sua bravura e il suo carisma.

elettra zeppiFacciamo due chiacchiere con lei.
Elettra, vorrei parlare con te di questo spettacolo scritto da te con Francesco Imundi. Come vi è venuta l’idea di questa sceneggiatura a quattro mani?

Dopo il primo anno di “clausura” da Covid ho avuto l’idea del plot. Da un po’ di tempo avevo voglia di un testo a due, che fosse forte e profondo. Una storia italiana ma che può far eco dappertutto. “402” è un thriller, genere non poi così sfruttato a teatro, proprio al cinema o alle serie TV. Ed è per questo che ho coinvolto Francesco Imundi nella stesura: l’idea era quella di dare a questo spettacolo un taglio estremamente cinematografico, e Francesco, per questo, era il giusto collaboratore, una garanzia.

Cosa mi dici di Federico Vigorito e di Francesca La Scala?

Federico è il regista di questo lavoro. Ci conoscevamo ma non avevamo mai lavorato insieme. È stato, ed è tuttora, un grande onore poter lavorare con lui. È un regista di grande sensibilità e grande intuizione, caratteristiche indispensabili, a mio avviso, per chi dirige, e necessarie come l’aria alla realizzazione di “402”. È un uomo saldo nelle sue competenze ed ha un ricco bagaglio d’esperienza. E poi è divertente! A me fa anche molto ridere. Francesca La Scala è stata l’aiuto regia. Lei è la mia amica, la mia confidente ed anche la mia socia (abbiamo una scuola di teatro a Roma, “Il Teatro di Alice”, che gestiamo insieme anche a Walter Del Greco). Francesca è un’attrice e performer straordinaria. La sua collaborazione ha fatto sì che mi sentissi sempre a casa. In una sola parola: preziosa.

Di cosa parla lo spettacolo?

Un senatore della Repubblica alloggia in un hotel nel centro di Roma la notte in cui il Senato si riunisce per decidere sull’autorizzazione a procedere nei suoi confronti; in questo lasso di tempo agitato, ansioso e scomodo, nella stanza del politico piomba come una slavina Anna, una cameriera ai piani che sta fuggendo da un suo superiore che la ricatta in cambio della conservazione del posto di lavoro. Ed ecco che avviene l’incontro-scontro tra questi due personaggi in antitesi che, per un motivo o l’altro, si ritrovano impossibilitati ad uscire da quella stanza. Tra i temi principali la differenza di genere, gli illeciti ambientali, le forti storie private.

elettra zeppiPerché il titolo “402”?

402 è il numero della stanza, ma non solo… Beh, è un thriller, non posso spoilerare!

Quanto c’è di te nel personaggio femminile?

Non moltissimo, a dire il vero. E questo, ai miei occhi, rende Anna ancor più affascinante. È una donna colpita e segnata da un grande dolore, una donna impaurita nel presente ma che nasconde in sé una forza incredibile. Una donna che agisce.

Un politico ed una cameriera… Due realtà sociali distanti tra loro, eppure i personaggi della storia creano un interessante incontro-scontro, ricco di sfumature che intrecciano i loro destini… Ce ne parli?

Beh, certo, già la loro connotazione sociale è fonte di scontro. Marco, il senatore, è un uomo fermo delle istituzioni, Anna rappresenta invece il popolo, se vogliamo. Il punto di incontro iniziale è certamente il fatto che si ritrovano ad incontrarsi in un momento di disequilibrio per entrambi.

Chi è cos’altro c’è dietro questo spettacolo?

Oltre alla regia di Federico Vigorito e all’aiuto Francesca La Scala, l’organizzazione generale è in mano a Claudia Di Fabio “macchina da guerra”, i costumi sono di Antonietta Corrado, la scenografia di Area5 Lab e il supporto assistenza generale di Walter Del Greco.

Di chi vi avvalete per la produzione?

Finora ha prodotto Il Teatro di Alice, la nostra realtà che si occupa principalmente di formazione teatrale e, in alcuni casi di produzione, oltre che promozione. Per “espanderci” avremmo sicuramente bisogno di un sostegno in più, ora invece ci autoproduciamo, con tutti i timori – ma anche le soddisfazioni – che ne conseguono. Facciamo parte di quella grande fetta nazionale di teatro indipendente che investe e suda per emergere, nonostante coinvolga professionisti e maestranze di grande valore. Ma sai, quando non c’è “il nome” è tutto molto più difficile…

elettra zeppiLo spettacolo è stato proposto solo a Roma? Avete in mente di esportarlo?

La verità è che vorremmo farlo conoscere al mondo intero! Al momento è stato proposto a Roma in più di un teatro, come accennavi. A settembre è stato selezionato al MiOff e così lo abbiamo portato anche a Milano nell’ambito del Fringe Festival, una rassegna molto attiva e interessante che dà voce e spazio al teatro indipendente e circuita i lavori migliori anche a livello internazionale. È stata una bella esperienza, impegnativa e intensa. Incrocio le dita e speriamo bene!

Vuoi parlarmi delle tematiche affrontate?

Come ho già detto, “402” non è soltanto un thriller. Si affrontano il tema delle differenze sociali, quello della questione ambientale e della sua mala gestione, che purtroppo hanno fatto spesso riferimento a inciuci o collusioni governative. Insomma, è una storia originale che prende spunto da realtà sporche e per le quali noi tutti dovremmo sentirci responsabili e intervenire. E poi questo spettacolo è un susseguirsi di colpi di scena, il tutto concentrato in sessanta minuti.

elettra zeppiCom’è stato condividere con Giancarlo Porcari e poi con Camillo Marcello Ciorciaro questa esperienza?

Bellissimo con entrambi. “402” è un lavoro di pancia ma anche un gran lavoro tecnico. I miei colleghi sono ottimi professionisti, dividere la scena prima con l’uno e poi con l’altro, è stato fantastico e sono certa che continuerà ad esserlo.

Mi ricordo una scenografia dal design piuttosto particolare, incombente e quasi claustrofobica. È sempre quella? Ce ne parli?

La stanza “402” è avvolta da una sorta di gabbia. Fin da subito lo spettatore colloca così i personaggi in un ambiente chiuso, limitante, claustrofobico, come dici giustamente. Al Fringe di Milano abbiamo dovuto ridimensionare il tutto, proprio perché lo spirito del Festival prevede un susseguirsi di spettacoli nell’arco di una sera, pertanto la gabbia di cui sopra per l’occasione è stata sostituita da un disegno luci efficacissimo che delineava il perimetro della camera attraverso un ring composto da strisce led.

Rimasi molto colpito dallo spettacolo, conoscevo solo il lato comico di Giancarlo e non avevo mai visto te, che da subito hai dimostrato la tua incisività e forte presenza scenica. Già dalle prime battute mi avete inghiottito nella storia… Come siete riusciti a creare questa magia?

Ci abbiamo creduto. Tantissimo. Abbiamo messo a disposizione tutto ciò che avevamo nel nostro bagaglio. Grazie per la parola “magia”, era quello che desideravo avvenisse.

Lo spettacolo trasuda sempre una forte tensione che annichilisce, come reagisce di solito il pubblico? Cosa pensa della storia?

I feedback di pubblico e critica, sorprendentemente, sono sempre stati simili. “Ti incolla alla poltrona”, “fiato sospeso per tutto lo spettacolo”, “folgorante ed emozionante”, “sembra di stare sul divano a vedere Netflix”. Giuro, eh! Tutte parole – meravigliose – vostre!

elettra zeppiE dei due personaggi? Visto che le loro manifestazioni sono piuttosto altalenanti, si finisce per amarli o per odiarli?

“402” ti porta ad amare e odiare, i personaggi e le loro storie. Quando l’ho scritto volevo che questa vicenda concentrasse in sé tutta l’umanità e disumanità delle persone attraverso un’esplosione di impulsi e emozioni. È per questo che vediamo Anna e Marco scontrarsi, poi confidarsi, litigare, unirsi, toccarsi e allontanarsi. E tutto si svolge in tempo reale, quei nostri sessanta minuti sono un’ora della vita dei personaggi.

Anna sembra essere in conflitto con se stessa, con la sua vita, con gli uomini, con l’amore; eppure trasuda forza e determinazione, sbaglio?

Anna è nel conflitto. Ci è caduta dentro, sono gli eventi ad avercela fatta sprofondare. La sfida è uscirne. E se non sei determinata…

Programmi per il futuro?

Elettra- Continua l’avventura di Central Park West di Woody Allen al fianco di Antonello Avallone in giro per l’Italia. Torneremo a Roma a gennaio. E poi lavoriamo per far sì che “402” abbia la stessa possibilità. L’obiettivo è far girare questo spettacolo il più possibile, abbiamo sete di farlo conoscere.

Perché uno spettatore non può e non deve mancare a “402”?

Perché è un gioiellino, un testo di nuova drammaturgia di alto livello. Non lo dico per narcisismo ma perché quest’altezza l’ha raggiunta grazie ai grandi professionisti che mi hanno affiancato e continuano a farlo spendendosi e credendoci sempre. È uno spettacolo che ti rimane addosso, è una botta d’emozioni. E per me, sì, è un gran pezzo di cuore.

Per chi volesse approfondire, questo è il link dell’articolo sullo spettacolo con le mie impressioni.

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=421482476133298&id=105141041100778

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