Siamo alla Galleria nazionale d’arte moderna. Fabio Maiorino fisico ci svelerà il segreto che usano i pittori. Faremo un percorso doppio, lui ci parlerà del punto di vista fisico ottico. Faremo un breve giro di alcune opere in Galleria.
Iniziamo con le dejeuner sur l’herbe di Alain Jacquet del 1964. Questo artista degli anni ’60 ha avuto alle sue spalle opere di un impressionista come Manet. Cento anni dopo riproduce lo stesso tema in chiave moderna. Tre personaggi che fanno un pic nic con piscina. La tecnica che usa è quella della serigrafia in memoria della tecnica ottocentesca che faceva tanti puntini uno accanto all’altro. Questa opera si inserisce nella pop art francese.E’ qui esposta dal 1963 ed è già nel catalogo di Palma Bucarelli.
Fabio Maiorino fa divulgazione scientifica. Svela i segreti dietro le opere d’arte. Lui dice che i pittori sono i più grandi imbroglioni. Come fanno a imbrogliarci? Finalmente si può capire come ci stanno gabbando!
Dal quadro in questione astratto se si tagliasse un pezzettino questo non dice nulla. La magia è quando ci allontaniamo perché il nostro cervello aggiunge parti.
Per esempio vediamo il trucco di un cartello con numeri al posto di lettere ma già dalla seconda riga si legge come se fossero vere lettere, queste sono illusioni ottiche. Noi vediamo con la mente, l’occhio è strumento attraverso il quale entra la luce. Un neonato quando entra in un ambiente va più lentamente a guardare perché deve catalogare le cose che vi sono in quell’ambiente. Il neonato vede le cose per la prima volta e noi gli dobbiamo dire cosa sono. Come nei filmati in cui si vede il poliziotto che mette la foto al computer del malvivente e quello poi la sovrappone all’immagine di un certo Mario Rossi.
Poi vediamo l’elefante che ha cinque zampe è difficile dire che sono cinque perché noi nella nostra testa sappiamo che sono quattro e ci sforziamo di vederne quattro. Queste sono le illusioni ottiche, quello che non è archiviato nella nostra mente. Vediamo il cavallo che se giro il foglio diventa un rospo.
Le illusioni ottiche ci fanno cadere le nostre certezze.
Come funziona l’occhio? Arriva la luce che riflette il personaggio e si rigira sul fondo della nostra retina. La prima cosa che il cervello deve fare è capovolgere.
Altra opera è di Alberto Viani del 1951 il nudo seduto. Vi è una persona seduta, però manca qualche cosa. E’ già qualche cosa che una scultura non sia di carne e ossa…per un attimo l’occhio ha avuto l’impressione che sia una persona.
Altra opera con tre figure di cui una sembra più grande. In effetti sono tutte e due uguali. L’occhio fa l’associazione del contorno alla persona. Il cervello contestualizza. Un elefante non è piccolo.
Poi ci sono scacchiere di cui una normale e una con puntini che danno l’impressione che ci sia una palla che ha deformato al centro. Gli effetti ottici fanno vedere una deformazione che in effetti non c’è. La scacchiera è concava.
Altri effetti con i cerchi che non si sa se sono a spirali o concentrici. C’è un effetto di quadratini. L’artista ha fatto in modo che i quadratini siano a spirale e invece sono concentrici.
Un altro trucco è quello che ha usato Getulio Alvieri nel 1965. Lui gioca con tessere di metallo smerigliato. Gioca e dà impressione che l’oggetto sia bombato. La luce ci fa illudere che a volte queste siano convesse e a volte concave. Qui è la quinta essenza di effetto ottico. L’occhio contro la mente.
I dodici apostoli sono dodici figure che debbono avere due gambe in effetti sembrano il doppio.
Infine un limone che è di colore giallo ha la luce che tocca il limone. Tutti i colori tranne il giallo sono toccati. Il giallo è l’unico colore che rimbalza. Si parla di onde elettro magnetiche pettine minuscolo che va dal viola al rosso. Se noi dobbiamo chiedere come immagina il colore rosso a una persona che non ci vede come lo descriviamo? Senza vederlo non c’è il colore! Il limone se lo metto alla luce lo vedo giallo , all’ombra è sempre giallo.
I pittori ci fanno pensare che i colori non sono uguali invece lo sono.