Bene l’Eurogruppo, ma ora serve il cambio di passo federale

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Il compromesso raggiunto dall’Eurogruppo sulle misure straordinarie da mettere in campo per affrontare l’emergenza legata alla pandemia rappresenta un passaggio politico molto importante.

Dimostra la resilienza dell’Unione europea di fronte alle crisi e la sua capacità di confluire su misure comuni quando diventa urgente salvaguardare l’integrità dell’Unione.

Il Movimento Federalista Europeo saluta quindi con sollievo questa conclusione raggiunta dai Ministri delle finanze dell’Area Euro e la risposta unitaria e consistente alla crisi che ne scaturisce.

Tuttavia, ritiene altrettanto importante valutare tali misure anche nel medio periodo, per capire se, oltre ad offrire una soluzione immediata all’emergenza, aprono anche la via a quel rafforzamento strutturale dell’Unione europea, dei suoi strumenti di intervento comuni, della sua capacità di azione che la gravità del momento rende indispensabile.

“Le nuove misure che sono state approvate giovedì sera dall’Eurogruppo (e che la prossima settimana devono avere il via libero dal Consiglio europeo) hanno una dimensione ragguardevole, e sono importantissime, sia economicamente, sia politicamente.

Se non fosse stato raggiunto un accordo, si sarebbe messa a repentaglio la sopravvivenza stessa dell’UE. Al tempo stesso, non si può non sottolineare che sono tutte misure mirate ad affrontare l’emergenza.

Presentano tutte un limite temporale e di utilizzo molto ben definito, a partire dal programma SURE, fino all’utilizzo modificato del MES e incluso il nuovo Recovery Fund ideato da Francia e Germania “sottolinea Giorgio Anselmi, presidente del Movimento Federalista Europeo.

“L’accordo raggiunto attorno al nuovo Fondo specifica infatti che si tratta di uno strumento ‘temporaneo, mirato e commensurato ai costi straordinari dell’attuale crisi, con l’obiettivo di aiutare a spalmarli nel tempo grazie ad una linea di finanziamento dedicato.

…Le discussioni sugli aspetti pratici e legali di questo fondo’, sono rimandate ai Capi di Stato e di governo, ‘incluse quelle che riguardano il suo rapporto con il bilancio dell’UE, le sue fonti di finanziamento e gli strumenti finanziari innovativi compatibili con i Trattati’.

Questo lascia la strada ancora aperta a diverse opzioni, tra cui anche quella che l’Italia privilegia del finanziamento attraverso titoli di debito garantiti in comune dagli Stati membri – i cosiddetti Coronabond o Eurobond, o Ricovery Bond.

Tuttavia, è molto chiaro che, pur trovandoci in presenza di una proposta importante, che rimodella in modo innovativo alcuni strumenti già sperimentati nell’UE (come lo European Financial Stabilisation Mechanism), sul piano politico manca ancora, purtroppo, un vero cambio di passo.

Non c’è nessun trasferimento di sovranità in gioco, né la creazione di uno strumento di natura federale, collegato ad una capacità fiscale autonoma europea (che richiederebbe una revisione dei Trattati, effettivamente).

In questo senso rimaniamo ancorati al quadro esistente, e l’Unione europea non si emancipa dal sistema di governo attuale fondato sulla solidarietà tra Stati, e non tra cittadini”.

“Effettivamente, comunque si concluda il braccio di ferro sugli Eurobond, si tratterà ancora di strumenti garantiti sulla base di un accordo raggiunto unanimemente tra i Paesi membri per finanziare i singoli Stati.

Il meccanismo decisionale resta inalterato, cosa che, ad esempio, esclude il Parlamento europeo da ogni decisione o controllo in merito alle entrate, e mantiene intatto il deficit di legittimità sovranazionale del sistema attuale.

In assenza di una capacità fiscale europea – e quindi anche di un bilancio federale – la garanzia è fornita in ultima istanza dai bilanci nazionali e dalla capacità impositiva degli Stati membri.

Questo spiega la resistenza della Cancelliera Merkel, e la frase attribuitale in molte note di agenzia di ieri durante un confronto con gli esponenti del suo partito in cui ‘si è mostrata molto aperta alla solidarietà finanziaria della Germania ma ha aggiunto che manca «un’unione politica» per i coronabond’ (La Stampa, edizione on line, sezione Economia, 9 aprile 2020)” prosegue Luisa Trumellini, segretaria generale del MFE. “Nelle misure adottate ieri dall’Eurogruppo, si sottolinea anche l’importanza di rilanciare i negoziati sul Quadro finanziario pluriennale per alzarne il tetto e accrescerne le risorse.

Anche in questo caso è un auspicio che condividiamo; ma ancora una volta dobbiamo sottolineare che il passaggio aggiuntivo necessario sarebbe quello di procedere immediatamente, ponendosi la scadenza del 2021, ad istituire una capacità di imposizione fiscale dell’Unione europea, con una revisione mirata dei Trattati.

Il Parlamento europeo deve poter esercitare direttamente (senza l’intermediazione degli Stati membri) il potere di imposizione fiscale sull’economia europea e sui cittadini europei.

Se il Parlamento europeo sapesse promuovere questo dibattito e formulasse una proposta in tal senso, rivendicando quel potere di tassazione che è prerogativa connaturata alle assemblee legislative democratiche, l’intero dibattito sulle risorse e sugli interventi europei necessari per lanciare un grande Recovery Plan con cui ripartire dopo la pandemia assumerebbero una natura completamente diversa.

Questa è anche la proposta che la Direzione nazionale del Movimento Federalista Europeo ha lanciato sabato scorso e che intendiamo portare avanti. Il passaggio federale oggi è più che mai indispensabile perché l’Europa possa vivere come una comunità di destino”.

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Il Gruppo ViviRoma fondato da Massimo Marino nel 1988, nasce come giornale murale per ampliarsi nel tempo in un magazine, TV e WEB.

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