“inCORONAte comiche”

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TEATROVID-19 il teatro ai tempi del Corona (verso la fine della pandemia?)

Teatro Lo Spazio

“Siamo comiche, non c’è niente da ridere”

da un’idea di Giuditta Cambieri

con: Giuditta Cambieri, Monica Mercanti, Shara Guandalini, Silvia Sciarra, Elena Mazza, Cristina Galardini, Beatrice Picariello, Serafino Iorli

coadiuvate da attrici LIS: Carolina Cigliola, Elda Di Giannatale, Alessia Fuselli, Irina Fartade, Giorgia Testa, Francesca Lalli.

Nuovo appuntamento con questa singolare idea: uno spettacolo “unificato” per udenti e sordi. Ogni attore è accompagnato da una traduttrice LIS (la lingua dei segni), spesso attrice anche lei. Trovo affascinante questa proposta artistica che rende il divertente spettacolo fruibile a tutti, sordi e non. Partecipano molti artisti che si avvicendano sul palco in una staffetta, senza interrompere mai l’allegra armonia da loro creata con il pubblico. Sono coinvolte per il 95% artiste donne, che ospitate in questo accogliente locale a due passi da piazza San Giovanni, portano divertimento e creano una deliziosa armonia tra il pubblico eterogeneo. Mi sono molto affezionato a questo progetto e cerco di non perdermi neanche un appuntamento con Giuditta e compagne. Cominciamo, allora!

Apre proprio la madrina Giuditta, parlando delle difficoltà di lavorare con i sordi. Crea una gag dove si rincorre con la traduttrice sul palco senza mai incontrarsi, per dare subito brio allo spettacolo. Poi, sempre ironicamente, racconta la difficoltà di un udente nel riuscire a relazionarsi e a parlare con un sordo. Gesticolare a caso può essere infatti fonte di imbarazzo; muovere le mani in un certo modo davanti ad un sordo può involontariamente comunicare qualcosa, ma che nulla ha a che vedere con quello che vorremmo dirgli!

Shara presenta un pezzo estrapolato dal suo divertentissimo monologo sulla pandemia, spettacolo che vidi tempo fa. Una divertente visione del lockdown, con momenti e situazioni familiari in cui tutti noi ci siamo trovati e che a nostro modo abbiamo superato. Il tutto però con l’approccio divertente ed originale di Shara!

Beatrice è per me una piacevole novità. Marcando il suo accento romano, ci parla del difficile rapporto con la sua “mamma chioccia”, quella molto apprensiva ed iperprotettiva, che finisce per diventare opprimente verso la sua prole. Differente è la “mamma lupa” come quella della sua amica, forse più egocentrica ma più propensa al “vivi e lascia vivere”, che permette qualsiasi esperienza alla figlia senza porsi troppe preoccupazioni, ma magari rischiando di infondere un senso di abbandono. Una divertente descrizione dei due caratteri che influenzano le stesse esperienze delle due amiche in maniera diversa. Tanta simpatia e ironia.

A Cristina hanno rubato il motorino; la colpa però, come “giustamente” amici e parenti le sottolineano, sembra ricadere non sul ladro ma sulla sua superficialità perché non ha legato con la catena il suo mezzo. Dunque si muove tra rimpianti e sensi di colpa in maniera esilarante. Ho trovato Cristina più incisiva e divertente della volta precedente; divertente l’imitazione della burbera e romanissima vicina di casa che, muovendosi tra i soliti luoghi comuni, incolpa gli zingari di qualsiasi malefatta di cui viene a conoscenza.

Monica è sorda ma i suoi vicini non lo hanno capito; lei ovviamente non si accorge dei rumori che provoca in casa e per questo è ritenuta una maleducata. Insomma, ci racconta con ironia del suo difficile rapporto con gli udenti. Rimango colpito da come una ragazza così giovane riesca a ridere e a relazionarsi con tanta disinvoltura con quella che noi riteniamo essere una menomazione. Al contrario per lei è un punto di forza che spicca come una dote, e che le dà quell’ energia e simpatia con cui coinvolge il pubblico.

incoronateSilvia invece, da subito come sua prassi, coinvolge immediatamente il pubblico; usa come pretesto la cena che troveremo stasera sulla nostra tavola, ma in modo pratico si apre una scatoletta di tonno. Il dilemma sorge quando deve smaltire la scatoletta e l’olio residuo… Parte una esilarante digressione sulla raccolta differenziata, che tocca tutti i presenti (tutto è sottolineato dalle risate imbarazzate che si sentono tra il pubblico), alle prese nella quotidianità con il dubbio su come e dove conferire un rifiuto. Adorabilmente coinvolgente e simpatica, come sempre.

Elena invece porta sul palco le sue sfighe, che ha detta sua sono ereditate geneticamente; le mette infatti a confronto con quelle del padre, molto simili alle sue, ma poi coraggiosamente se le porta dietro, suo malgrado, in vacanza mentre descrive il suo assurdo e sfortunatissimo soggiorno vacanziero. Il suo approccio ironico è un marchio di fabbrica riconoscibile e personale, che l’accompagna sempre in ogni sua performance.

Giuditta rientra in scena per affrontare il tema degli stereotipi e dei luoghi comuni in cui ci si imbatte quando si parla delle relazioni sentimentali, in particolar modo sulla sessualità; soprattutto quando il discorso è inerente all’omosessualità. Sciorina poi tutta una serie di sigle da lei inventate, citate come uno scioglilingua, con le quali identifica e cataloga tutti i “tipi” di uomini o di donne a seconda del tipo di relazione, di gusto e di scelta sentimentale. In maniera divertente, apre la strada a

Serafino, che continua sulla sua falsariga parlando dell’amore e di come vive l’innamoramento con una persona dello stesso sesso, con le sue crisi, fino alla fine del rapporto e chiaramente sottolineando tutti gli strascichi emotivi. Esuberante, irriverente, diretto e schietto, con la sua mimica divertente fa breccia nel pubblico e chiude superbamente la serata.

I saluti finali stasera vengono proposti in maniera diversa: al solito balletto finale che coinvolge tutte le nostre artiste si sceglie, visto il momento poco felice, di proporre sullo schermo un bellissimo monologo di Totò, “La preghiera del clown”. Totò in questa toccante interpretazione, vestito da clown, si lascia andare in uno sfogo nel quale esprime in maniera profonda tutta la tristezza che deve soffocare per portare avanti il suo lavoro, quello di far ridere. “The show must go on”, cantava Freddy Mercury nei suoi ultimi giorni di vita. Gli artisti fanno anche loro questa scelta, quella di salire sul palco, distrarci, divertirci nonostante la tristezza di questo amaro periodo. Mentre noi stiamo ridendo, a qualche migliaio di chilometri da noi le bombe in Ucraina cadono su persone inermi. Grazie, ragazze, per questa serata che ci ha distolto da un dramma.

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